Quante volte abbiamo sentito o letto la citazione darwiniana che sopravvive non il più forte o il più intelligente, ma chi è più reattivo al cambiamento? Ormai è un dato più che assodato: abbiamo necessità di essere aperti e capaci di cambiare velocemente quando il contesto lo richiede. Eppure, per quanto ne siamo consapevoli e anche fortemente convinti, non sempre siamo capaci di farlo. Perché?
Spesso cambiare può essere difficile a causa degli automatismi, ovvero schemi comportamentali automatici che mettiamo in atto in situazioni specifiche. In parole semplici, sono automatismi tutti quei comportamenti che mettiamo in atto senza pensarci: scrivere, guidare un'automobile, andare in bicicletta… qualcuno di noi quando deve scrivere una parola deve fermarsi a riflettere su quale sia il simbolo grafico associato ad un determinato suono? Per fortuna no, e possiamo fare tutto in modo più facile.
Gli automatismi quindi ci aiutano a vivere meglio, fanno sì che ogni singola azione della nostra giornata non debba essere valutata, pensata e si debba prendere una decisione su di essa. In effetti, senza automatismi la nostra vita sarebbe molto più pesante. Un automatismo per esempio è quello della guida: chi ha la patente da qualche anno e guida un'auto con il cambio manuale, probabilmente ricorda la sua prima esperienza con frizione e acceleratore. È un equilibrio di forze da compiere con entrambi i piedi per individuare quella posizione dei due pedali che farà avviare l'auto senza spegnere il motore. Ecco, è probabile che questo gesto sia diventato per tutti noi un automatismo, per quanto complicato: chi di noi pensa ancora a come deve muovere entrambi i piedi per avviare l'auto?
Manteniamo lo stesso esempio: chi si è trovato a guidare un'auto con il cambio automatico, la prima volta ha sperimentato il lato scomodo dell'automatismo: nonostante la assodata consapevolezza che la frizione non ci sia e che quindi la nostra gamba sinistra debba rimanere ferma, alla prima necessità di rallentare questa cerca la frizione, trovando solitamente il freno, e procurando la classica “inchiodata”.
Uscire dagli automatismi non è semplice, si tratta di rieducare cervello e corpo ad una nuova procedura. È necessario tornare a quello stadio prima dell'automatismo, quello stato di apprendimento dove stiamo imparando e abbiamo bisogno di allenare la nuova capacità e metterci impegno e concentrazione.
In questo senso possiamo comprendere che non esistono cose difficili in sé, ma capacità che richiedono impegno e concentrazione più delle altre. Torniamo all'esempio della scrittura: qualcuno di noi oggi definirebbe l’atto dello scrivere come difficile? Ma chiedetelo ad un bambino che sta imparando a scrivere: vi darebbe una risposta del tutto diversa.
Cambiare quindi non è difficile in sé, ma semplicemente ci richiede un'attenzione e un impegno maggiore, esattamente perché ci richiede di apprendere a fare nuove cose.
Se quello di cui avete letto vale per l'essere umano, possiamo facilmente trasportarlo nelle organizzazioni, che sono fatte di persone che agiscono per loro natura per automatismi. E quando in un'organizzazione è necessario un cambiamento, uno dei grossi ostacoli è proprio quella percezione di fatica e difficoltà che quel cambio richiede.
Cambiare la propria percezione e considerare il cambiamento come apprendimento può dare grandi vantaggi, a patto che vengano messe in atto strategie precise che facilitino tale apprendimento: tenere in conto la fatica, trovare strategie per attivare quell'impegno necessario, fornire occasioni di allenamento delle capacità richieste, dare il tempo di recuperare nuovi automatismi, e non da ultimo, fornire un senso al cambiamento richiesto.
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