Secondo gli ultimi dati Istat si registrano 85 mila occupati in più su base mensile mentre dall’inizio della pandemia si era registrato un calo di mezzo milione di posti di lavoro. il tasso di disoccupazione sale al 9,7% ma questo è l’effetto del ritorno alla ricerca di lavoro da parte degli italiani.
Sembra una contraddizione ma dalle analisi si vede che ci sono sempre più persone che stanno cercando lavoro e quindi il numero degli inattivi sta calando. Ma alcune di queste persone non lo stanno trovando e proprio per questo il tasso di disoccupazione sta aumentando. A luglio, dopo mesi di flessione, l’occupazione torna a crescere, infatti si registra un aumento su base mensile pari a 85 mila unità che coinvolge 80 mila donne. Gli uomini occupati risultano stabili, sono le donne che si stanno rimettendo in gioco. Per i giovani però le cose non stanno andando bene, infatti per la fascia d’età compresa tra i 15 e i 24 anni la disoccupazione arriva al 31,1%, mentre per i giovani che hanno tra i 25 e i 34 anni la disoccupazione (15,9%) risulta essere circa il triplo rispetto alla fascia d’età compresa tra i 50-64 anni (5,6%). Gli inattivi diminuiscono del 1,6%.
Sembrano chiare le conseguenze della pandemia sul mercato del lavoro. Nel trimestre maggio-luglio, rispetto al trimestre precedente, il calo maggiore dell’occupazione si è attestato tra i lavoratori dipendenti con contratto a termine, che sono calati del 6,9%. Al secondo posto troviamo i lavoratori autonomi: -1,6% (83 mila unità in meno). Al terzo posto troviamo i lavoratori con contratto a tempo indeterminato, dove si registra un calo di 14 mila unità, avvantaggiati anche dal blocco dei licenziamenti stabilito dal governo.
I dati dimostrano che a pagare il prezzo più alto dovuto alla pandemia sono stati i lavoratori precari, più facili da licenziare, i giovani e i lavoratori autonomi.
Purtroppo molti professionisti non sono riusciti a ripartire dopo il lockdown, si parla di un calo di 60 mila lavoratori autonomi, la perdita per questo settore arriva fino a 239 mila unità (-4,5%) in un anno. Confesercenti denuncia che questa categoria di lavoratori è scesa a 5 milioni. Questa risulta essere la categoria che più dovrà reinventarsi nella ripartenza.
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